Deir Maryam al-Adhra (Iraq)

Nel monastero di Maryam al-Adhra (Vergine Maria) a Sulaymaniyya vive padre Jens Petzold, responsabile del monastero per la comunità monastica al-Khalil.

Nell’ottobre 2010, mons. Louis Sako, allora arcivescovo di Kirkuk ed oggi patriarca di Babilonia dei Caldei, invita padre Paolo Dall’Oglio e la sua comunità a venire in Iraq per essere una presenza cristiana nella regione, nello spirito di apertura e dialogo con l’islam proprio dello stile di Mar Musa. Accogliendo l’invito, nel 2011 la comunità invia l'allora fratel Jens Petzold.

Il contesto locale presenta per la comunità nuove specificità rispetto alla realtà dei due monasteri in Siria: un monastero situato in una città di circa un milione di abitanti capoluogo della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, una gran varietà di lingue parlate (arabo, curdo, neo-aramaico, turcomanno, ecc.) e etnie, una più forte demarcazione tra le molte componenti etnico-religiose (musulmani sunniti e sciiti nella varie componenti, cristiani apparteneti alle Chiese caldea, siro-cattolica, siro-ortodossa, protestanti, zoroastriani, yazidi, manichei, kakai), una radicata tradizione sufi.

A Natale 2011 viene fondato il monastero nel centro della città vecchia di Sulaymaniyya, negli spazi di una parrocchia ormai in disuso. Nei primi tempi l'attività si concentra sulla ristrutturazione e riorganizzazione degli spazi e sulle attività ricreative rivolte ai giovani.

Nel 2012 fr. Jens Petzold diventa sacerdote nella Chiesa caldea e viene incaricato dal vescovo di seguire spiritualmente anche i lavoratori stranieri a Sulaymaniyya. Da allora, una messa festiva è celebrata in lingua inglese con la partecipazione di una ventina di persone di varie nazionalità, che durante le grandi festività possono arrivare a un centinaio.

Inoltre, questo monastero diviene la base per i monaci non siriani della comunità, incluso padre Paolo Dall'Oglio che arriva dopo aver lasciato la Siria. Da qui partirà per Raqqa nel luglio 2013.

Dal 2014 al 2017 il monastero si adopera per l'ospitalità e il sostegno di circa 250 cristiani sfollati in fuga dalla piana di Ninive, invasa dall'Isis.

In relazione al contesto e alla situazione creatasi, negli anni si strutturano delle proposte di formazione mirate: una scuola di lingue, un corso di teatro, seminari sui temi del dialogo, l'allestimento di una biblioteca, un forum di discussione permanente su dialogo, futuro, pace e convivenza.

Tutte queste attività si affiancano alla costante cura delle persone bisognose che vengono segnalate dalla parrocchia locale o attraverso contatti diretti.

Durante il mese di Ramadan, inoltre, come segno di vicinanza e condivisione il monastero contribuisce alla cucina pubblica della grande moschea di Sulaymaniyya.